TEFILLÌN
I tefillìn (תפילין), detti anche filattèri secondo una traduzione grecizzante, sono due piccoli astucci quadrati di cuoio nero, con cinghie fissate su un lato, usati durante la preghiera del mattino (shachrìt). Le cinghie (retzu’òt), anch’esse di cuoio nero, sono usate per allacciare i tefillìn. Uno dei due astucci, detto shel yad (“del braccio”), viene allacciato al braccio sinistro (al destro per i mancini); l’altro è posto sulla testa ed è chiamato shel rosh (“del capo”). Entrambi gli astucci contengono i quattro brani del Pentateuco da cui si deriva il precetto dei tefillìn (Es. 13,9; 13,16; Deut. 6,8; 11,18). I passi sono copiati da uno scriba (sofèr) che si serve di un’unica pergamena per l’astuccio del braccio, dotato di un largo scompartimento, e di quattro pergamene separate per l’astuccio della testa, dotato di quattro scompartimenti. Su entrambi i lati dell’astuccio della testa è impressa la lettera ebraica shin (ש). Il nodo della cinghia della testa forma la lettera dalet (ד), mentre la cinghia che passa nell’astuccio del braccio viene fermata con un nodo a forma di lettera yod (י). Queste tre lettere creano il nome Shaddày (שדי), uno dei santi Nomi di Dio.
I nodi dei tefillìn hanno un alto valore simbolico. In effetti, pare che la pratica (e forse la parola stessa che li identifica, un termine aramaico associabile alla stessa radice dell’ebraico tefillà, “preghiera”) debba essere intesa come un nodo simbolico, un legame che unisce strettamente il fedele a Dio. Tutti gli uomini ebrei, dal loro tredicesimo anno di età, sono tenuti a indossare i tefillìn, che in genere vengono donati dalla famiglia, insieme al tallìt, al giovane che sia divenuto bar mitzwà (“figlio del precetto”, la cerimonia che sancisce l’ingresso degli uomini ebrei nella comunità). In origine i tefillìn erano indossati per tutto l’arco della giornata, dal mattino fino a tarda sera, ma non durante la notte. Oggi l’usanza prevalente è di indossarli solo durante il servizio liturgico del mattino. Non si indossano nei giorni di Shabbàt o di festa. Scopri i tefillìn donati al Museo Ebraico di Lecce:
Tefillìn (filatteri per la preghiera).
Kefar Saba (Israele), datati TRP”Z= [5]687 = 1926/27 EV, cuoio nero.
Appartenuti a Aharon (Alec) Sapir, nato a Varsavia nel 1913. All’età di 13 anni, per il suo bar mitzvà, ricevette in dono, secondo la consuetudine, l’astuccio con il suo nome ebraico Aharon Menahem Sapir (datato) contenente i tefillìn e il tallìt (scialle di preghiera).
La figlia Edna Itzhaki dedica il dono alla memoria di suo padre e della sua famiglia scomparsa nella Shoà.